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Scrive G. Rossè: Nel fariseo sono condensati gli atteggiamenti negativi che possono entrare in ciascuno di noi. «Il fariseo ringrazia Dio pensando a se stesso. Non ha bisogno di perdono poiché non pecca e quindi non è in debito con Dio, e provvede lui stesso a riparare eventuali mancanze con opere meritorie. Insomma, egli riduce Dio alla funzione di un contabile. È vittima di una pietà che non gli permette di riconoscersi peccatore e di aprirsi al Dio di Gesù che, in modo nuovo, chiama l’uomo alla conversione. Al contrario del fariseo, il pubblicano, consegnandosi senza riserve a Dio, confessando di dipendere totalmente dalla grazia divina, si è messo nell’atteggiamento giusto, un atteggiamento che rende onore a Dio perché Gli permette di poter dare gratuitamente».
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